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Chi siamo



Il complesso monumentale di Scaldasole è una delle presenze d'architettura fortificata medioevale più significative della provincia di Pavia e dell'intera regione. 


È composto da un castello e da un ricetto; tale tipologia edilizia, unica nel panorama lombardo, è frequentissima nel vicino Piemonte.  Il nucleo originario del castello fu eretto alla fine del X secolo ed il ricetto, invece, all'inizio del XV secolo.





Azienda agricola

La Lomellina, racchiusa tra i fiumi Po, Ticino e Sesia, è una di quelle zone lombarde a prevalente economia agricola. Appartiene interamente alla provincia di Pavia e le sue colture principali sono il riso, il mais e il pioppo.


La cascina attigua al castello di Scaldasole, edificata tra il XVIII secolo e l'inizio del XX secondo il tradizionale modello della corte chiusa, è il fulcro dell'azienda agricola per la produzione di riso, mais e pioppi e l'allevamento di bovini. 


La cascina è composta da tre settori tra loro contigui: le abitazioni coloniche a nord, i magazzini con gli essiccatoi a ovest e, infine, le stalle e gli orti a sud. In tale contesto sono presenti i più comuni animali del mondo rurale: i cavalli albergano nella scuderia nuova, quella del 1915, dove nidificano le rondini, nella stalla del 1818 trovano rifugio i bovini di razza limousine ed in appositi recinti del cortile si trovano le galline.


In un terreno attiguo all'aia, sul lato occidentale della cascina, si trova il laghetto "Emilio" dove si può praticare, immersi nel verde, la pesca previa iscrizione alla relativa associazione sportiva dilettantistica, affiliata all'Assolaghi - Federazione nazionale centri di pesca.


A breve distanza dal centro abitato di Scaldasole, andando a settentrione in direzione di Valeggio, si trova una riserva naturale istituita nel 1984 dalla Regione Lombardia. Essa deve la sua importanza a due considerevoli caratteristiche: è una delle pochissime zone forestali della Lomellina ed occupa un dosso sabbioso.


Il boschetto è costituito in gran parte da robinie affiancate da specie arbustive quali il rovo, il sambuco, il nocciolo e il biancospino. Interessante è la presenza della farnia con esemplari alti fino a 20 metri e di alcuni esemplari di pioppo bianco; non mancano roveri e pini. Le poche specie vegetative presenti riflettono la povertà tipica dei boschi sui dossi che, per loro struttura geologica, sono ambienti secchi.


Nel boschetto trovano dimora gli aironi cinerini, i colombacci, la tortora, l'usignolo di fiume, la capinera, le cince, oltre alle specie più comuni come i fagiani, gli storni e le cornacchie grigie. Saltuariamente vi nidificano anche delle cicogne, durante le soste delle loro lunghe migrazioni. Unico rapace presente è l'allocco, mentre tra i picchi si trova soltanto il rosso maggiore. Inoltre sono presenti non solo numerosi conigli selvatici, specie tipica di questi ambienti sabbiosi dove possono scavare facilmente le proprie tane sotterranee, ma anche alcune volpi.


La storia del castello

Il nucleo originale del castello fu eretto alla fine del X secolo e nel 1404 Ardengo Folperti, alto dignitario visconteo ed appartenente ad una nobile famiglia pavese, fece erigere il ricetto dagli architetti Milanino de Saltariis, Bernardo e Martino de Soncino, assegnandogli la funzione di piazza d'arme e di rifugio popolare, mentre il castello divenne la dimora signorile.


Nella seconda metà del secolo i marchesi Malaspina, nuovi feudatari di Scaldasole, lo abbellirono con un portico ed una loggia. Il complesso edilizio, con le sue sette torri medioevali, le volte e i camini rinascimentali, alcune sale di rappresentanza decorate tra il 1846 ed il 1858, ospitò alcuni illustri personaggi: nel 1491 Isabella d'Aragona, figlia di Alfonso duca di Calabria e promessa sposa di Gian Galeazzo Sforza duca di Milano, nel 1497 l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo e nel 1533 Carlo V d'Asburgo, nel XIX secolo il ministro Camillo Benso conte di Cavour e diversi altri statisti risorgimentali.


La proprietà del castello e del feudo di Scaldasole passò dai marchesi Sannazzaro ai nobili Campeggi e, nel XIV secolo, ai Folperti. Quindi venne trasferita da Filippo Maria Visconti, nel 1436, al camerario ducale messer Jñigo d'Avalos conte di Ribaldeo e nel 1444 a Giovanni Pietro da Sesto, che la restituì ai Folperti nel 1451.


Cinque anni dopo pervenne a Francesco Pico della Mirandola conte di Concordia e nel 1461, per atto di successione, a suo genero Giacomo Malaspina marchese di Fosdinovo. Nel 1577 fu ceduta dal marchese Giulio Cesare Malaspina al conte Rinaldo Tettoni, il quale la vendette al cardinale Tolomeo Gallio di Como nel 1582. Apprendiamo da un inventario dell'epoca che il fossato era impiegato come peschiera per la delizia del feudatario e dei suoi ospiti. Gli eredi del cardinale, i Gallio Trivulzio duchi d'Alvito, diedero investitura perpetua del castello e dei terreni attigui al loro livellario Carlo Brielli nel 1799. Il nobile Giovanni Antonio Strada di Garlasco acquisì nel 1804 la piena proprietà del castello e dell'ex feudo di Scaldasole, che includeva anche un forno ed un torchio nella cascina attigua al maniero.


Il cardinale Tolomeo Gallio, segretario alle lettere ed ai brevi di papa Pio IV (1559-1565) e, successivamente, segretario di Stato di Gregorio XIII (1572-1585), sistemò il giardino fastosamente, ma purtroppo dell'opera non rimangono che due enormi magnolie sul lato settentrionale del fossato, colmato per l'occasione, nonché una scalinata in sasso, adornata da due statue di Vicenza, che scende ad occidente. A poca distanza dall'ingresso settentrionale il prelato fece costruire delle bellissime scuderie, ancor oggi ben conservate.


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Servizi


Il castello di Scaldasole è la collocazione ideale per eventi e manifestazioni di prestigio, conferenze e servizi fotografici. Contattaci per informazioni!

Il castello di Scaldasole offre la possibilità ai gruppi ed alle scolaresche di essere visitato. Guidati dal proprietario si ammireranno le bellezze del complesso monumentale immersi in un contesto storico millenario, specchio degli avvenimenti e dei personaggi celebri che lo hanno reso unico e speciale.


La prenotazione è obbligatoria (minimo 15 persone) .


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